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Con lei abbiamo parlato anche dell’importanza del Master “Creare Storie” per la sua maturazione professionale, evidenziando come l’approfondimento delle dinamiche interne dell’industria cinematografica e il networking siano stati fondamentali per la sua crescita. Infine, abbiamo ripercorso il processo creativo e la genesi del suo cortometraggio Aura, un racconto di fragilità e guarigione, arricchito dalla forza del lavoro di squadra e dalla sinergia tra giovani talenti.
Ho scoperto di voler fare cinema semplicemente guardandolo, come molti altri colleghi. Vengo dal mondo del disegno ma mi è sempre piaciuto raccontare storie, perciò per molto tempo sono stata convinta che la mia strada fosse il fumetto. Invece col tempo ho capito che il racconto visivo in movimento e sonoro era la Narrazione per eccellenza (senza nulla togliere alla scrittura ovviamente). La regia è l’insieme di un po’ tutte le arti ed è immaginazione a tutto tondo, è quindi il mestiere perfetto per chi come me ha voluto approfondire un po’ di tutto nel mondo artistico/creativo. Ma soprattutto, la regia è per me uno strumento ambizioso e delicato per esprimere il proprio punto di vista sul mondo.
Frequentare il master Creare Storie è stato per me rivelatorio: mi ha fatto comprendere quanto ancora ci fosse da imparare riguardo all’enorme macchina del cinema, nozioni che vanno oltre la regia e la scrittura. Fare cinema e capire il mondo del cinema sono due cose molto diverse. Trovare un percorso formativo che insegni come funzionano i meccanismi interni di questa realtà è qualcosa che si fa davvero molto a fatica. E’ un percorso che, grazie ai moltissimi tutor messi a disposizione dei ragazzi, incoraggia il networking e la collaborazione.
Grazie a Creare Storie ho compreso quanto sia fondamentale conoscere gli ambiti lavorativi che non riguardano direttamente il proprio reparto, ma che lo circondano ed influenzano. Secondo me, ad oggi per fare cinema è fondamentale essere consapevoli del percorso completo che il film deve affrontare. Ad esempio: per un regista è ormai impensabile non conoscere le modalità di finanziamento e la vendibilità del proprio progetto, come non è pensabile che un produttore non conosca i principi dello sviluppo editoriale.
Aura è una storia di fragilità, di traumi e di muri, ma anche di complicità, tenerezza e fiducia. Un racconto che parla di corpi e di comunicazione. Due ragazze contese tra la serietà del dolore e la leggerezza della fanciullezza, che si guariscono a vicenda tramite una disciplina che smuove i loro bisogni emotivi più veri e naturali. Nella nostra società l’accoglienza dell’altro nel proprio spazio emotivo è ormai cosa più unica che rara. La solitudine è ad oggi lo stato d’animo più diffuso in assoluto. Ma che cos’è l’amore o l’amicizia se non due solitudini che entrano in contatto?
Il progetto è nato quasi due anni fa. Ho incontrato Vincenzo di Beagle Film al pitch organizzato dal Murmart Festival. C’è stata subito intesa e abbiamo capito di voler fare “lo stesso film”. In seguito abbiamo vinto i due finanziamenti che ci hanno permesso di realizzare questo progetto: il bando SIAE nell’ambito Per Chi Crea e il bando IDM Film Commission. Poi è stato il momento del casting. Già in fase di scrittura avevo bene in mente i volti che avrebbero interpretato le due protagoniste. Per Aura desideravo Irene Vetere, un’attrice con un’espressività potentissima, in grado di comunicare con forza e profondità, una ragazza di una disciplina e adattabilità pazzesca. Per Miriam invece ho da subito pensato a Greta Esposito, un’ attrice giovane ma già esperta, con un controllo del corpo e della voce assurdo, instancabile sul set. Avevo il presentimento che Irene e Greta insieme avrebbero bucato lo schermo e per mia fortuna hanno accettato entrambe. In seguito il cast ha sostenuto una preparazione atletica con judoka esperti, cosa non scontata nel mondo dei corti. Per la formazione della troupe abbiamo scelto interamente professionisti locali del Trentino Alto Adige, tutti molto giovani e talentuosi, questo ha permesso di avere sul set un’atmosfera fresca e frizzante. Sono davvero molto contenta del team che abbiamo formato, si sono create sinergie intense e ricordi indimenticabili.
Stefania Accettulli è nata nel 1997 a Bolzano. Inizia i suoi studi artistici presso il liceo artistico, per poi scoprire la passione per lo storytelling in tutte le sue forme. In quegli anni inizia il suo percorso sportivo nel judo. Per seguire la sua scelta di studi, si trasferisce prima a Bologna, dove si laurea in Cinema, poi a Roma, dove si specializza in regia presso Accademia Renoir, ed in sviluppo, produzione e distribuzione filmica presso Anica Academy con il master “Creare Storie”.
È autrice di diversi cortometraggi, molti dei quali proiettati pubblicamente presso piccole sale cinematografiche e selezionati presso diversi festival (es. Deerstalker). Realizza videoclip per cantanti emergenti e, grazie ai suoi viaggi anche in ambienti ostili, brevi docufilm che vengono proiettati presso diverse manifestazioni. Lavora nei reparti di regia, produzione e amministrazione su set cinematografici come Hill of Vision di Roberto Faenza o Head full of honey di Til Schweige, Inganno (prod.Netflix-Cattley) e Tell (diretto da Nick Ham). Viene selezionata presso gli eventi Milano Pitch 2022 e Future Film Festival 2024 con il soggetto BigJoy e la bambina che immaginava troppo e nel 2024 con GHIANDA al Son of a Pitch Award presso la Mostra del cinema di Venezia 81. Il suo cortometraggio RIDE DANCE BREATH vince il Premio Rai Alto Adige e il Premio LAC al 48H Bolzano Film Festival. Oggi ha concluso il cortometraggio Aura, realizzato con il sostegno di SIAE e IDM Film Commission, prodotto da Beagle Film.
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